Non si aspettava che il Piemonte finisse in zona rossa? "Non si tratta di questo. Ho sempre condiviso la necessità di un inasprimento delle misure, tant'è che io stesso nelle scorse settimane ho adottato ordinanze restrittive per i centri commerciali, ho ridotto la capienza del trasporto pubblico e ho introdotto la didattica a distanza per le scuole superiori. Pretendo però che venga fatta chiarezza sul metodo adottato dal governo per decretare la suddivisione del Paese in fasce di rischio": risponde così il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, in un'intervista a "La Stampa". "Se chiedi alle persone dei sacrifici devi saper spiegare qual è la logica che c'è dietro, non si possono usare due pesi e due misure".
"Noi avevamo chiesto misure omogenee per tutto il Paese: una zona arancione molto estesa con misure eventualmente più rigide in alcune aree a maggiore criticità. Non siamo stati ascoltati e il risultato è che regioni con situazioni simili rientrano in zone di rischio diverse in base a criteri che non ci sono stati spiegati. Non solo. Oggi abbiamo aree rosse accanto ad aree gialle, come se il virus rispettasse i confini geografici".
"Condivido l'irritazione per delle scelte prive di logica e basate su dati aggiornati a dieci giorni fa. Non si è tenuto conto ad esempio del fatto che il nostro Rt, pur restando alto, ha registrato un calo per effetto delle misure di contenimento già adottate. E poi ci sono cinque Regioni che non trasmettono i dati completi al ministero: questa è una prova ulteriore della fragilità del sistema di valutazione messo in piedi dal governo".
"Non escludo nessuna azione ma prima voglio vederci chiaro. Speranza ci ha chiesto di inviare i dati epidemici più aggiornati: voglio leggerlo come un segnale di apertura".
Source: meteoweb.eu
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