суббота, 7 марта 2020 г.

Coronavirus, verso la proroga della chiusura delle scuole: probabile il rientro ad aprile

ROMA — Gli esperti lo chiedono, i ministri ora lo dicono in chiaro, i presidi si stanno attrezzando: è verosimile che lunedì 16 marzo alunni e studenti non torneranno in classe. Sentite la ministra Paola De Micheli, Infrastrutture: «Non escludiamo allungamenti della data di chiusura delle scuole, sono pronta a sostenere anche decisioni più radicali pur di fermare il contagio». Sul fronte scientifico la voce di Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, è chiara: «I risultati di questa misura, la chiusura degli edifici scolastici, hanno un'evidenza se la stessa misura può essere prolungata nel tempo». Quanto tempo? Ricciardi, docente di Sanità pubblica, sul timing non si sbilancia, altri epidemiologi parlano apertamente di uno o due mesi ulteriori.

Il Comitato tecnico scientifico per l'emergenza, che affianca il governo nelle scelte sul coronavirus, si era detto contrario alla serrata scolastica e universitaria per due motivi: non ci sono evidenze scientifiche dell'effetto positivo di un provvedimento così severo e se lo attui, poi, devi avere la forza di mantenerlo per un periodo non breve. Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e componente del comitato, ora sottolinea come potrà verificarsi l'eventualità «di una proroga della chiusura delle scuole». Su questa posizione è stato, da subito, il virologo Roberto Burioni e favorevole alla proroga è anche Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano. Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene a Pisa, aggiunge: «La chiusura degli istituti scolastici potrebbe essere inutile se non sarà prolungata».

Uno dei trait-d'union tra la politica e la scienza, il viceministro della Salute Giampaolo Sileri, medico chirurgo, riassume così: «I nuovi dati mettono apprensione, le misure di contenimento attuate sono serie ed elogiate all'estero, ogni previsione può essere fatta al massimo a quattordici giorni». Il periodo di incubazione.

«Il picco del virus si attende per inizio aprile», dice il dottor Federico Gelli, coordinatore dell'Unità di crisi della Asl Toscana Centro. Potrebbe essere anche più avanti. Il ministero dell’Istruzione conosce queste previsioni e, come ha raccontato Repubblica ieri, ha preparato tre possibili scenari. Di fronte al possibile allungamento di data si sta provando a organizzare — tra mille difficoltà tecniche e culturali — il lavoro delle lezioni a distanza immaginando un rientro possibile il 6 aprile o mercoledì 15, dopo le vacanze pasquali.

I dirigenti scolastici più avveduti lo sanno, hanno messo in agenda anche date più pessimistiche (ritorno a scuola il 4 maggio). Cecilia Cugini è la preside dell'Istituto comprensivo di Codogno, undici plessi tutti nella zona rossa basso lombarda. «Siamo consapevoli che non torneremo a fare lezioni tra dieci giorni», spiega. «Nei primi tempi ci siamo mossi disordinatamente pensando al breve periodo, ora abbiamo compreso che potremmo andare avanti in emergenza almeno per un altro mese e abbiamo cambiato strategia. Ci stiamo attrezzando per offrire videolezioni registrate, i nostri studenti potranno andarle a rivedere. Vorremmo creare un archivio per i docenti, piattaforme leggere e registrazioni di qualità. Giorno dopo giorno comprendiamo che le cose andranno avanti ancora un po'. Lo capiamo da piccole cose, leggendo i giornali, guardando la tv. Devo dire che noi presidi e docenti siamo dispiaciuti perché non stiamo raggiungendo tutti i nostri alunni. Non tutti hanno a casa un pc e ci sono figli di stranieri che non hanno ancora avuto le credenziali d'accesso al registro elettronico. A questi portiamo il materiale a domicilio, in bicicletta. Materiale cartaceo».

Nel mondo della scuola sta salendo la polemica sugli obblighi di presenza che alcuni presidi imporrebbero ai docenti, in questi giorni, per programmare l'organizzazione delle videolezioni. Diversi insegnanti vorrebbero  che anche i collegi docenti fossero realizzati online: «Non possono mettere a rischio la nostra salute convocandoci a decine in stanze non sanificate». Unicobas ha ricordato ai suoi iscritti che le lezioni a distanza non sono sul contratto «e vanno pagate in straordinario».

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