суббота, 7 марта 2020 г.

Coronavirus, Ue divisa sulle mascherine. Niente aiuti all’Italia. Speranza: “Serve più solidarietà”

 «La solidarietà deve essere concreta, oltre alle parole servono fatti e tempi brevi. Per questo abbiamo chiesto maggior coordinamento in Europa». Al termine del secondo vertice straordinario dei ministri della salute Ue sul coronavirus, siamo ancora agli appelli, come quello lanciato ieri da Roberto Speranza lasciando Bruxelles. In effetti quella della sanità è una materia di competenza nazionale e la buona volontà delle istituzioni europee spesso non basta a smuovere i governi.
Come nel caso mascherine: la scorsa settimana l’Italia aveva chiesto aiuto ai partner per coprire il fabbisogno del nostro Paese nell’occhio del ciclone, ma in una situazione in cui il virus si sta diffondendo in tutto il continente nessuna capitale Ue si è fatta avanti. Ora a cercare una soluzione sarà la Commissione europea. Che peraltro tramite canali informali ha già fatto sapere al nostro governo che i 6,3 miliardi di spese per combattere il Covid-19 e il suo impatto sull’economia grazie alla flessibilità saranno sterilizzati al fine del conto di deficit e debito.

Durante il vertice di ieri i ministri della Salute Ue hanno rinunciato alle strette di mano, scegliendo di salutarsi battendosi il gomito. Al termine dei lavori la Commissione ha affermato: «Questo è il momento della solidarietà globale e all’interno degli stati membri, solo camminando di pari passo potremmo dare la risposta più efficace a questa crisi». Ma non è facile, come dimostrano le mascherine, caso emblematico della difficoltà di una gestione comune. «Questi dispositivi devono essere trasferiti nei luoghi dove sono più necessari», auspicava ieri il commissario Ue alla Gestione delle crisi, Janez Lenarcic. Ma, come detto, alla richiesta italiana avanzata il 27 febbraio nessun governo Ue ha risposto. Non solo, ieri Francia e Germania — sempre più colpite dal virus — hanno notificato a Bruxelles che bloccheranno l’export di mascherine verso altri paesi, conservandole per un uso nazionale. Un blocco alla libera circolazione delle merci in casi di emergenza consentito dai Trattati europei.

I francesi hanno comunque negato forme di protezionismo e i tedeschi con il ministro Jens Spahn hanno spiegato: «Non vietiamo l’esportazione, ma serve l’autorizzazione delle autorità. Se riguarda un paese Ue o un’organizzazione internazionale è più probabile ottenerla». Precisazioni che non bastano ad evitare le polemiche: «Alla faccia dell’Unione», ha twittato Matteo Salvini mentre Fratelli d’Italia parlava di «spettacolo penoso».
Intanto per aiutare i paesi con maggiori necessità, la Commissione Ue ha lanciato una gara d’appalto comune alla quale hanno aderito 20 paesi dell’Unione. «Lunedì speriamo di vedere i risultati», ha spiegato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides riferendosi a questi acquisti congiunti di mascherine. Il suo collega titolare al Mercato Interno, Thierry Breton, ha aggiunto: «La prossima settimana parlerò con le industrie europee che producono attrezzature di protezione».
Però anche le istituzioni Ue iniziano a sentire il peso dell’epidemia. Per evitare spostamenti di massa il Parlamento europeo la prossima settimana in via del tutto eccezionale non terrà la plenaria mensile a Strasburgo, ma a Bruxelles. Ieri gli ambasciatori presso la Ue hanno dovuto cancellare le loro riunioni in quanto sono saliti a due i funzionari del Consiglio europeo (il foro dove si riuniscono ministri e leader) risultati positivi. Croazia, Svezia e Finlandia hanno chiuso le loro rappresentanze permanenti presso la Ue per sanificarne i locali, ma non si esclude che a giorni potrebbe essere chiusa tutta l’istituzione.
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