KABUL — Prima doccia fredda sugli entusiasmi per l'accordo siglato a Doha da Talebani e Usa: il presidente afgano Ashraf Ghani ha sottolineato che non tocca agli americani stabilire quale sarà il destino dei prigionieri fondamentalisti. Nel documento d'intesa si parla di 5000 detenuti nelle carceri afgane, che dovrebbero tornare in libertà nell'ambito di uno scambio con gli ostaggi ancora in mano agli "studenti coranici", che sono stimati in un migliaio. Per Ghani, il destino dei prigionieri dovrà essere discusso nei negoziati inter-afgani, e non ne può essere una pre-condizione. Il presidente uscente ha anche sottolineato che dopo la firma di Doha la settimana di "riduzione della violenza" sarà prolungata, fino a diventare un effettivo cessate il fuoco.
Sull'accordo di pace è intervenuto anche il ministero degli Esteri iraniano, con una nota non attribuita direttamente al titolare del dicastero, Javad Zarif. Secondo il governo di Teheran, "la reale causa di insicurezza e guerra è la presenza in Afghanistan di truppe straniere", e "gli Usa non hanno alcun diritto di firmare un'intesa a nome di un Paese sovrano".
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