VENEZIA. Non hanno fatto viaggi in Cina. Non hanno avuto contatti con persone tornate dalla Cina. Raramente escono di casa. Vivono da soli. Non hanno frequentato luoghi a rischio. Tutti i loro famigliari sono negativi al virus. E allora, com’è che i due anziani di Venezia — il primo di 86 anni, il secondo di 88, residenti in due quartieri distinti del centro storico e ora ricoverati all’ospedale Civile — hanno il Coronavirus?
Nove giorni dopo la scoperta del focolaio veneto, questo è il più oscuro dei misteri che l’indagine epidemiologica dei «cacciatori di virus» dovrà chiarire. «Una spiegazione plausibile c’è…», dice la dottoressa Francesca Russo, mentre in un ufficio dell’Unità di crisi della Protezione civile a Marghera scartabella i report della diffusione del contagio (dati aggiornati a sabato 29 febbraio, ore 18: 195 casi confermati a Vo’, Mirano, Venezia, Limena, Treviso e Vicenza, uno a Belluno). «La storia dei due anziani dimostra che il virus circola in Europa da molto tempo, almeno da un mese prima rispetto a venerdì 21 febbraio, quando sono stati diagnosticati i due casi di Vo’. E questo, ora, rende del tutto inutile la ricerca del paziente zero». La dottoressa Russo guida la Direzione Prevenzione e sicurezza alimentare del Veneto, a lei fa capo il team di medici dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) delle Asl coinvolte dall’epidemia.
Può spiegare meglio?
«Riteniamo che il virus circolasse sotto traccia da tempo, insieme con il normale virus influenzale. Nei soggetti debilitati, però, ha provocato polmoniti. Il virus è arrivato in Europa in un momento imprecisato e ha dato luogo ai primi contagi in Germania, poi in Francia, e poi abbiamo avuto i nostri. Può essere stato portato in Italia da chiunque».
Sta dicendo che era impossibile bloccarlo?
«Esatto. Essendo presente anche negli asintomatici, cioè in persone che stanno bene e non hanno tosse o febbre, non c’erano misure realistiche per proteggere il Paese dall’epidemia. E non sappiamo chi sia il paziente zero dell’Italia: può essere uno straniero, ad esempio un turista tedesco, francese o cinese, oppure un italiano di rientro dall’estero».
La vostra indagine a cosa è arrivata?
«In questo momento rileviamo due situazioni di contagio: la prima è legata al criterio epidemiologico, cioè riguarda soggetti infetti che provengono dalla Cina oppure che si sono contagiati qui stando a contatto con loro; la seconda riguarda i casi che si sono manifestati perché il virus circola in Europa. Non è corretto dire in Italia, meglio dire in Europa».
E perché non serve più trovare il paziente zero?
«Perché il livello di attenzione si è alzato su entrambi i fronti».
CronacaLeggi articoli in italiano. Repubblica.it
Комментариев нет:
Отправить комментарий