воскресенье, 12 июля 2020 г.

In punto di morte si è ancora capaci di sentire i suoni

Anche quando si è ormai in punto di morte e non si risponde più agli stimoli esterni, sembrando inerti e passivi, il nostro cervello continua a sentire le parole e i suoni che arrivano dall'esterno: l'udito è infatti l'ultimo dei cinque sensi a spegnersi.

Suoni e cervello

Lo dimostra uno studio dell'università della British Columbia, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto sui malati di un hospice di Vancouver quando erano ancora coscienti e sugli stessi quando non lo erano più. Usando l'elettroencefalogramma, i ricercatori guidati da Elizabeth Blundon hanno confrontato i dati di questi pazienti con quelli di persone sane. I ricercatori hanno usato diversi tipi di suoni, comuni e più rari, a frequenze diverse. È stata così monitorata la risposta cerebrale con l'elettrocardiogramma, rilevando che alcuni pazienti, anche a poche ore dalla loro dipartita, rispondevano in modo simile alla risposta del cervello di persone giovani e sane.

Parole percepite

«Nelle ultime ore prima di una morte naturale imminente, molte persone entrano in una fase di non responsività — ha spiegato Blundon -. I nostri dati mostrano che un cervello morente riesce ancora a rispondere al suono, anche in uno stato di incoscienza, fino alle ultime ore di vita. Abbiamo potuto identificare degli specifici processi cognitivi in entrambi i gruppi rilevando che anche il cervello dei pazienti, che non rispondevano più, reagiva in modo simile a quello degli altri partecipanti allo studio». Questa ricerca dà credito a quanto "già rilevato nell'esperienza lavorativa da medici e infermieri di hospice, secondo cui i suoni delle persone care danno conforto a chi se ne sta andando. Tuttavia i ricercatori non hanno potuto confermare se le persone morenti fossero anche coscienti di ciò che sentivano. «Non possiamo sapere se stanno ricordando, identificando la voce o capendo il linguaggio — concludono gli autori — pur rispondendo allo stimolo uditivo. L'idea però è che dobbiamo continuare a parlare alla gente quando sta morendo perché qualcosa accade nel loro cervello».

12 luglio 2020 (modifica il 12 luglio 2020 | 17:20)

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Source: Corriere.it

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