воскресенье, 1 марта 2020 г.

Non siamo considerati  gli untori d’Europa

Caro Aldo,
le scrivo da Abu Dhabi. Se la scoperta del Covid-19 in Italia fosse avvenuta solo qualche ora prima, forse avrei disfatto le valigie rinunciando alla vacanza con la famiglia. Invece come tanti altri italiani mi sono dovuto sottoporre a verifiche piuttosto stringenti sul mio stato di salute. Tuttavia mi sono sentito rispettato e accolto bene…
Nicola Campoli nicolacampoli1967 @gmail.com

Caro Nicola,
Anch'io come lei ho passato questa settimana all'estero, sia pure in un luogo meno esotico: banalmente a Londra. Mi sento però di poter dire la stessa cosa: non siamo affatto visti e trattati come gli «appestati dell'Occidente». È un'immagine che ci siamo ritagliati addosso con il vittimismo che sembra essere diventato una caratteristica nazionale. Negli aeroporti di Londra i passeggeri in arrivo dall'Italia non subiscono alcun controllo particolare. Il governo ha già detto che non bloccherà i voli. In hotel ti viene semplicemente chiesto di indicare se sei stato nei comuni considerati a rischio. La richiesta, avanzata anche in Francia, è di osservare un periodo di attesa prima di interagire con persone del posto, a scuola o su un luogo di lavoro: non mi pare una richiesta illegittima.
È mia abitudine, ogni volta che all'estero converso con qualcuno, chiedergli da dove viene, e ovviamente dire che sono italiano: mai ho notato uno sguardo diverso dal solito sorriso che ispira il nostro Paese. Una signora romena ha tenuto ad aggiungere: «Il coronavirus ormai è dappertutto, anche se non tutti l'hanno scoperto». Non so se la sua tesi abbia appigli scientifici. Camminiamo tutti in una terra sconosciuta, anche gli scienziati avanzano ipotesi e quindi si contraddicono. L'importante è la tenuta emotiva, che almeno a Milano c'è stata.
Certo, all'estero ha fatto una certa sensazione vedere il presidente della Lombardia con la mascherina, o sentire il premier criticare ospedali per gli errori (che palesemente ci sono stati, ma quando vengono fatti rilevare dalle autorità comunicano una sensazione di insicurezza). Però non è vero che siamo visti come gli «untori» d'Europa. È vero — come ci hanno segnalato molti lettori — che sono stati cancellati voli da e per l'Italia: ma non si tratta di una discriminazione legata al virus, bensì di una misura — certo criticabile — per risparmiare, visto il calo della domanda.

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Storia

«La vita nel paese il cui solo nome porta brividi»

In una situazione di normalità avrei scritto per mandare semplici auguri per Pasqua, ma abito a Codogno, incredibile focolaio del virus, e ogni contatto con il mondo «esterno» è prezioso e porta un poco di luce. All'atmosfera che si vive si addice molto l'inizio di una poesia di Carducci: «Una bieca druidica visione sugli spiriti cala e gli tormenta». Il solo nome del paese oggi, nel clima di paura e di panico generali, porta i brividi. Venerdì scorso, in un paio d'ore, siamo precipitati in una voragine dalla quale non so come risaliremo. La vita sta un poco riprendendo il suo corso, nel senso che si esce, ci si parla, non manca niente, ma gli affetti hanno assunto nuovi significati, le relazioni hanno perso vigore, tutti sospettosi di tutti, tutti potenziali untori o contagiati. Manca come bene primario l'ebbrezza della libertà, mentre si è acuito il senso di precarietà e di finitudo umana. Il tempo è diventato un grande amico. Si è fatto lungo, ci coccola concedendoci momenti per una infinità di cose da fare senza fretta, senza ansia. La nostra vita è cambiata. Chissà mai se tornerà quella di un tempo. Stavo aspettando la primavera, con l'emozione antica e di anno in anno rinnovata. Già sentivo il suo profumo, ne curavo i colori. i fili verdi, la luce. Passerà con pochi fremiti, senza guizzi lasciando il senso delle cose perdute.
Andreina Garioni

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI — IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l'innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d'arte; parlare cinese, inventare un'app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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