È stato firmato l'accordo tra l'amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, e i commissari dell'ex Ilva, che prevede la modifica del contratto di affitto e acquisizione per rinnovare il polo siderurgico con base a Taranto e la cancellazione della causa civile avviata a Milano.
Tre mesi di conflitto
Siglata nello studio del notaio Pier Gaetano Marchetti (presenti solo i commissari Alessandro Danovi e Antonio Lupo, mentre Francesco Ardito, impossibilitato ad essere a Milano, ha firmato attraverso procura notarile), l'intesa chiude tre mesi di conflitto tra le parti. Cioè da quando, ai primissimi di novembre, ArcelorMittal manifestò, con atti formali, la propria volontà di recedere dal contratto di fitto di Ilva per tre cause ritenute ostative: abolizione dello scudo penale sul piano ambientale, rischio sequestro con spegnimento dell'altoforno 2 (uno dei tre operativi della fabbrica), ostilità all'investitore da parte della comunità e delle istituzioni di Taranto. Ora le prime due cause non sono più sul tavolo mentre persiste e si ispessisce la terza
Critiche di Taranto e dei sindacati
Sino alla serata del 3 marzo, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha provato a fermare l'accordo chiedendo con più interventi prima al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e poi ai tre commissari Ilva di non firmare. Le ragioni che evidenzia Melucci sono il mancato coinvolgimento della città — anche a titolo informativo — nel negoziato di questi mesi, nel quale il governo ha incaricato come negoziatore, insieme ai commissari Ilva, anche Francesco Caio, presidente Saipem, ma soprattutto l'assenza della valutazione del danno sanitario per misurare l'impatto della produzione siderurgica sui lavoratori dello stabilimento e dei cittadini di Taranto.
I segretari generali di Cgil Cisl Uil assieme ai leader di Fim Fiom Uilm Nazionali hanno bocciato di fatto l'accordo: «Alla luce dei contenuti appresi, riteniamo assolutamente non chiara la strategia del governo — spiegano — in merito al risanamento ambientale, alle prospettive industriali e occupazionali del gruppo. A questa incertezza si somma una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria che costituirà la nuova AMinvestco».
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