Addio all'Italia. Alle prese con una crisi profonda (che i mesi del Covid-19 hanno aggravato), Mitsubishi Motors prevede per questo anno fiscale — che si concluderà nel marzo 2021 — una perdita operativa di 140 miliardi di yen (1,13 miliardi di euro). E' il secondo anno fiscale in rosso. E visto che il taglio dei posti di lavoro e quello della produzione non bastano, la scelta del costruttore giapponese è clamorosa: ridurre la presenza in Nord America e in Europa per concentrarsi sui mercati asiatici, in particolare quello cinese. Una ritirata. Che comporta l'uscita di scena di uno dei pezzi più gloriosi del costruttore, il Pajero, e la chiusura dello stabilimento giapponese dove veniva prodotto il fuoristrada.
Ma l'addio non sarà la sparizione del marchio. Su questo Mitsubishi Motors Italia vuole (e deve) essere chiara. Così Luca Ronconi, amministratore delegato del gruppo Koelliker, che distribuisce in Italia le auto del marchio giapponese, chiama i giornalisti e spiega: «Nell'immediato non cambia niente, visto che la casa non ha una filiale italiana, ma un distributore, noi appunto. Dunque la nostra rete — con 112 punti vendita e concessionari — resterà a disposizione della clientela sia per l'acquisto di nuovi modelli, sia per l'assistenza».
La strategia del ripiego sul mercato di casa sta per fare in Europa altri passi sensazionali. Il destino della filiale europea di Amsterdam, aperta appena un paio di anni fa, è segnato. E ci sono tutti i nodi da sciogliere dentro l’Alleanza Renault-Nissan (che hanno i loro rispettivi problemi), nella quale il marchio giapponese è entrato nel 2016. Ma la produzione non si ferma. In settembre arriverà il restyling della Space Star, con stessi motori 1.0 e 1.2 litri, anche bi-fuel, ma un’estetica che viene annunciata «più gradevole», una robusta iniezione di tecnologia e un listino che dovrebbe partire da 12mila euro. Ma non si sa ancora se i due nuovi modelli già omologati per l’Europa, l’Outlander e l’Eclipse Cross (le vendite erano in calendario per la primavera 2021), a questo punto saranno importati.
Di fronte alla svolta della Casa giapponese, il Gruppo Koelliker, nome storico dell’automotive italiano (distribuisce anche Ssangyong), non sta guardare. «Un anno fa abbiamo inaugurato un nuovo ciclo e rinnovato la società da un punto di vista finanziario ed operativo — continua Ronconi —, la nostra strategia è volta a lanciare in Italia nuovi brand emergenti, nello scenario della mobilità sostenibile ed elettrica. Pensiamo a una gamma capace di soddisfare molte esigenze: dai suv premium ad alte prestazioni ai crossover più popolari, fino ai veicoli commerciali destinati alle città. Lo stop imposto dalla pandemia e la svolta della Casa madre hanno accelerato un processo che era già cominciato». I brand in arrivo nel «portafoglio» Koelliker? Al momento nulla da dire. Ma in via ufficiosa si parla di due marchi in arrivo tra il 2021 e il 2022.
3 agosto 2020 (modifica il 3 agosto 2020 | 17:35)
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Source: Corriere.it
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