воскресенье, 5 июля 2020 г.

Ti porterò sul laghetto

Un itinerario lungo vie d'acqua, perché in questo inizio d'estate in salita per il caldo torrido, il desiderio di vicinanza agli specchi d'acqua (anche se i tuffi sono proibiti) è fortissimo. E in completa sicurezza, su ciclabili o attraverso vie secondarie, dove il traffico è quasi inesistente. «Il percorso prende il via dal canale della Martesana, chi non lo conosce ancora sarà stregato dai suoi scorci romantici, attraversa la cintura periurbana e verso la fine ritorna all'acqua compiendo un giro circolare intorno al laghetto di Segrate, sconosciuto a chi non abita nei dintorni», racconta Stefano Zoli, responsabile di Hug Milano (nel bistrot di via Venini, creato nella corte di una fabbrica, la bici ha un ruolo da star e il mercoledì attivano perfino una ciclofficina comunitaria).

Martesana. Zoli suggerisce di immettersi sull'alzaia a Greco, o anche più avanti, a Gorla, per non caricarsi di troppi chilometri in fase iniziale. «Il Naviglio è pulito, cristallino e abitato da una notevole varietà di fauna: pesci rossi e germani reali, aironi che planano all'improvviso e a volte arriva anche un cigno nero, per vederlo però ci vuole il classico pizzico di fortuna». Si pedala in un corridoio fresco, fra salici, olmi e faggi, e in un attimo ci si ritrova al limitare della città. «In piazza Costantino, consiglio un giro dentro via Amalfi, piccola laterale: la sfilata di ville di fine Ottocento affacciate sull'acqua merita una deviazione», dice. Milano bye bye, dal fondo di via Padova il canale svolta leggermente e lascia la coda di abitato. Via Idro è un assaggio di campagna, poi dopo il ponte di ferro che permette di superare il Lambro (il fiume si annuncia con l'inconfondibile odore, mai cambiato negli anni), si entra a Vimodrone. Percorso protetto lungo via Milano, due rotonde («prudenza nell'unico punto scoperto»), ed eccoci sulla Padana Superiore. Superato il cimitero, avanti fino a una nuova rotonda, via Quindici Martiri, diritto su via Monzese, e si è a Segrate.

«L'urbanizzazione degli ultimi decenni si è mangiata quasi tutto il territorio verde che circondava il capoluogo lombardo, sono rimasti solo scampoli», indica Zoli. Dentro Segrate ci si tuffa in un reticolo di stradine, via Olgetta, via Moro, ponte pedonale sulla Cassanese (la bici si infila in ascensore, passerella, ancora ascensore), e, sbucati dall'altra parte, via in direzione dell'acqua. «Il nome Cava Centro Parco ne tradisce l'origine, l'atmosfera è però lacustre, con i pratoni che scendono a riva, la cornice di alberi e il baretto: il luogo ideale dove fermarsi per riprendere fiato».

Milano sembra lontana, è invece dietro l'angolo. La ciclabile corre alta intorno al lago, poi curva verso la periferia cittadina, via Redecesio, via Martiri di Cefalonia, avanti e in un attimo si fatica sul ponte pedonale di via Rombon. «Di nuovo in città, in cinque minuti si è in via Porpora, ma se non si è ancora pronti a lasciare la bici, basta entrare nel quartiere Feltre e da lì puntare sul Parco Lambro».

4 luglio 2020 | 19:00

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Source: Corriere.it

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