«Sulla scorta di una recente risoluzione delle Nazioni Unite, rinnovo un appello ad un "cessate il fuoco" globale ed immediato, che permetta la pace, la pace e la sicurezza indispensabile soprattutto in questo tempo di pandemia». All'Angelus in piazza San Pietro, Papa Francesco rinnova il suo accorato appello per la pace, dicendosi «preoccupato» in particolare per il riacuirsi delle tensioni nella regione del Caucaso tra Armenia e Azerbaigian: «Assicuro le mie preghiere per coloro che hanno perso la vita durante gli scontri e auspico che con l'impegno della comunità internazionale e il dialogo tra le parti si possa giungere ad una soluzione pacifica e duratura che abbia a cuore il bene di quelle amate popolazioni»,
Poco prima aveva commentato il Vangelo di oggi, che presenta la celebre parabola della zizzania: «Qui c'è una visione, quella cristiana, della storia: accanto a Dio, il padrone del campo che sparge sempre e solo semente buona, c'è un avversario, il diavolo che fa di tutto per ostacolare la crescita del grano. L'intenzione dei servi è di eliminare subito il male, cioè le persone malvagie, ma il padrone è più saggio, vede più lontano: dice loro di attendere, perché la sopportazione delle persecuzioni e delle ostilità fa parte della vocazione cristiana». E ha aggiunto: «Il male, certo, va rigettato, ma i malvagi sono persone con cui bisogna usare pazienza. Non si tratta di quella tolleranza ipocrita che nasconde ambiguità, ma della giustizia mitigata dalla misericordia. Se Gesù è venuto a cercare i peccatori più che i giusti, a curare i malati prima ancora che i sani, anche l'azione di noi, suoi discepoli, dev'essere rivolta non a sopprimere i malvagi, ma a salvarli. Non collabora bene con Dio chi si mette a caccia dei limiti e dei difetti degli altri, ma piuttosto chi sa riconoscere il bene che cresce silenziosamente nel campo della Chiesa e della storia, coltivandolo fino alla maturazione».
19 luglio 2020 | 13:46
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Source: Corriere.it
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