понедельник, 27 июля 2020 г.

Boxe femminile: k.o. scandalo in 7”, il più rapido della storia. È la fotografia di uno sport sempre più in crisi

Gancio sinistro al profilo e destro al tronco; diretto al petto; ganci sinistro e destro al volto. Cinque colpi a segno e 7". È quanto è bastato, venerdì sul ring di Indio (California), ai martelli della campionessa Silver Wbc dei minimosca, Seniesa Estrada (classe 1992, «pro» dal 2011; 19 match, tutti vinti), per abbattere l'improvvisata Miranda Adkins. Mantenere la cintura e gridare al mondo della boxe la propria superiorità. Coi «se» e coi «ma» di un'avversaria improponibile: per età (43 anni questo martedì), esperienza, preparazione fisica e qualità tecnica. Un «massacro scandaloso» — è stato definito da molti addetti ai lavori -; un buco nero di un macrouniverso ancora una volta sotto accusa per la tendenza, sempre più spiccata, a proporre incontri che di competitivo hanno poco, ma di violento troppo. Quando si parla di pericolosi accoppiamenti dove un avversario fa solo da vittima sacrificale.

Come per la sventurata Miranda Adkins (classe 1977, «pro» solo dal 2018), viso d'angelo su 155 cm di altezza, 5 vittorie in 5 incontri; quattro contro debuttanti, uno contro un'avversaria già battuta (tutte donne che non avevano mai vinto una sfida). Così questa bella signora del Kansas — trucco leggero sugli occhi timorosi e smarriti alla presentazione dell'avversaria — è andata al macello in 7".

Nemmeno il tempo di un «mah»: giù, sotto le corde; sdraiata e muta con le braccia aperte; svenuta per quasi un minuto di paura vera. Poi — dopo il soccorso dei medici — in piedi a ricevere l'abbraccio dell'avversaria. Tutto secondo regolamento; niente secondo la logica di uno sport che dovrebbe proporre un minimo di equilibrio. Quei 7" diventano un record sconcertante per un movimento pugilistico femminile che fatica sempre più a trovare degne interpreti. Complice la crisi globale e quella specifica di uno sport sempre meno credibile e ricco.

Per la cronaca: in campo maschile il k.o. più veloce della storia con una corona in palio resta quello del novembre 2017 a Belfast. Nel match valido per il titolo dei pesi gallo Wbo tra i sudafricani Zolani Tete e Siboninso Gonya. Lì bastarono appena 11" (e un enigmatico gancio destro) a Zolani per sdraiare il rivale. Ma Gonya non era uno sprovveduto: vantava un record di 25 vittorie e 2 sconfitte. Mike Tyson invece impiegò 30", nel giugno del 1986, per mettere a terra Marvis Frazier (figlio di Joe, già giustiziere di Muhammad Ali); e 37" per mettere k.o. Robert Coley ad Atlantic City nel 1985. Un'altra boxe.

L'incontro Estrada-Adkins era valido per uno dei tanti (troppi) titolini di circuito (in questo caso World Boxing Council) e la sfidante designata avrebbe dovuto essere un'altra: la più quotata, giovane ed esperta Jacky Calvo (classe 1994; «pro» dal 2014; 12 vittorie, 5 sconfitte, 2 pari in 19 match). Poi un banale infortunio al ginocchio l'ha costretta al forfait. Da qui la disastrosa salita sul ring californiano della bella Adkins, che è stata — per l'ennesima volta — figlia della fretta. Di trovare un'avversaria non importa chi e non importa che fine farà. Una decisione degli organizzatori che ora fa discutere. Cosa è più importante: salvare un match (e il suo indotto) o salvaguardare la salute di un'atleta?

27 luglio 2020 (modifica il 27 luglio 2020 | 17:19)

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Source: Corriere.it

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