In questo mese di giugno anomalo, all'insegna del forte maltempo sull'Italia, soprattutto al Centro-Nord, la grandine è stata grande protagonista insieme alla piogge torrenziali e ai forti venti. Le violente grandinate che si sono verificate in questa prima parte del mese hanno messo in ginocchio l'agricoltura e provocato danni ingenti alle proprietà. A rendere ancora più distruttivi questi eventi, c'è il fatto che non è possibile prevedere con precisione in quale zone e in quale momento si verificherà una grandinata. Tuttavia, è possibile comprendere se il profilo termodinamico dell’atmosfera è favorevole alla genesi di temporali eventualmente grandinigeni.
Tra i mezzi per proteggersi dalla grandine, ci sono i tanto discussi "cannoni antigrandine". Marco Rabito, tecnico meteorologo e presidente di Serenissima Meteo, mette a nudo l'inutilità di tali dispositivi. "Prima di spiegare perché, scientificamente, il cannone ad onda d'urto sia inefficace contro la grandine, va spiegato come e dove questa si forma. La grandine, sempre presente nel temporale, è una forma di precipitazione solida costituita da granelli di ghiaccio, con diametro superiore ai 5 mm, e si forma solo nel cumulonembo ad incudine. Il cumulonembo è la classica nuvola temporalesca caratterizzata da attività elettrica, fulmini e tuoni, che nel suo ultimo stadio evolutivo ha la caratteristica di avere la sommità appiattita e a forma di incudine. Alle nostre latitudini un cumulonembo ben sviluppato può raggiungere quote prossime ai 9.000 -12.000 metri. Questa corrente ascensionale una volta interrotta la propria salita, si raffredda notevolmente diventando più pesante dell'aria circostante. A questo punto precipita, generando una corrente discendente detta downdraft. A quote comprese tra i 3.500 e i 5.000 metri questa corrente si raffredda ulteriormente, accelerando il proprio moto di discesa e raggiungendo la massima velocità in prossimità del suolo. Questa corrente fredda e secca prende il nome di outflow", spiegano Rabito ed Ezio Tormena, responsabile editoriale di Serenissima Meteo.
"Gli embrioni dei chicchi di grandine mediamente nascono dai 4.000 metri in su e consistono in grossi cristalli di ghiaccio o in goccioline congelate. Le fortissime correnti ascendenti e discendenti nel temporale fanno sì che questo embrione compia molte salite e discese all'interno della nube. Nei temporali più intensi questa corrente ascensionale può superare i 100 Km/h; in tal caso saranno possibili chicchi superiori ai 5-6 cm. Se ne deduce che più saranno intense le correnti ascendenti e maggiori saranno le dimensioni raggiunte dai chicchi di grandine".
"Il principio di funzionamento dei cannoni consiste nella frantumazione del chicco di grandine mediante onde d'urto acustiche che dovrebbero favorire la cavitazione. Ovvero l'alterazione della pressione dovuta al passaggio di una fortissima onda d'urto è in grado di creare sacche di vapore all'interno delle gocce di pioggia e vaporizzare piccole gocce d'acqua eventualmente intrappolate all'interno dei chicchi di grandine. Una volta passata l'onda, le sacche di vapore createsi non trovano più le condizioni termodinamiche per resistere alla tensione superficiale del liquido ed implodono, rompendo in pezzi più piccoli sia le gocce di pioggia, sia i chicchi di grandine. Questo nella teoria, in pratica le cose non vanno proprio così. Studi condotti da due importanti centri francesi e dalla Regione Emilia Romagna hanno dimostrato come l'onda di pressione generata dal cannone vale, a 40 metri dallo stesso, circa 3-4 millibar, mentre cade a 1,5 millibar a 100 metri, a 0,13 millibar a 1.000 metri e a 0,033 millibar a 4.000 metri. Questi valori di pressione si rivelano assolutamente insufficienti per causare l'effetto di cavitazione e frantumare, quindi, il chicco di grandine", spiegano i due esperti.
"All'interno delle poderosi nubi si sviluppa un'energia pari almeno ad un paio di bombe atomiche: appare chiaro che non è possibile deviarne o modificarne la struttura o lo spostamento con l'onda d'urto dei cannoni – continuano Rabito e Tormena – Gli unici effetti che magari si possono notare riguardano la base più prossime al suolo del cumulonembo. Si tratta di fractocumuli o fractus, brandelli di nubi sfilacciate in continua evoluzione. Il loro spostamento repentino o la loro dissoluzione può dar l'idea che l'azione dei cannoni stia modificando la struttura del cumulonembo. Abbiamo visto scientificamente che sono inefficaci, sia per quanto riguarda il poter impedire il formarsi della grandine, sia per quanto riguarda l'eventuale "spostamento" di un sistema temporalesco", concludono gli esperti.
Per Rabito, il modo più efficace per proteggersi dalla grandine è "assicurazione e reti antigrandine ove possibile".
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Source: meteoweb.eu
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