пятница, 6 марта 2020 г.

Van Gogh, il modernissimo

Quella «soglia dell'eternità» che Julian Schnabel, un altro genio assai poco convenzionale dell'arte, lo invitava a superare, il «maledetto» Vincent van Gogh l'ha già oltrepassata da tempo, da molto prima del 2018, anno in cui Schnabel firma At Eternity's Gate, storia degli ultimi e tormentati anni di Vincent, e lo presenta con grande successo alla Mostra del cinema di Venezia. Certo il volto dolente di William Defoe, che per questa sua interpretazione dell'artista olandese guadagnerà la Coppa Volpi al Festival di Venezia e due nomination per Golden Globe e Oscar, ha molto contribuito a rinverdire la fama dell'autore della Notte stellata. Ma si tratta, comunque, di una fama già da tempo acquisita (e i visitatori del Moma di New York perennemente assiepati davanti proprio a De sterrennacht lo dimostrano). Una fama legata all'unicità della sua pittura (pastosa e modernissima), alla drammaticità della sua vita (con tanto di auto-mutilazione di un orecchio con il rasoio e di suicidio), a un universo visivo fatto di campi di grano e di girasoli ma anche di mangiatori di patate, corvi e zoccoli consumati entrato nell'immaginario collettivo con una potenza che ha pochi eguali.

Quotazioni altissime

Una fama legata molto venalmente anche ai prezzi esorbitanti raggiunti dai suoi quadri: 53,9 milioni di dollari per i Girasoli; 93,5 milioni per un suo Autoritratto; 99,7 milioni per il Ritratto di Joseph Roulin; 101,2 milioni per gli Iris; 134,6 milioni per il Ritratto del dottor Gachet. Sono cifre oggi «quasi normali» per van Gogh, ma certo all'epoca impensabili anche per suoi estimatori. Dopo la sua morte, Octave Mirbeau avrebbe scritto che si trattava «di una perdita infinitamente triste per l'arte» ma che «il popolo non si è affollato ad un magnifico funerale e il povero Vincent van Gogh, la cui morte comporta l'esaurirsi di una bella fiamma di genio, è morto in maniera tanto oscura e negletta come ha vissuto». Così le sue opere sarebbero precipitate in uno sfortunato destino mentre l'unico che avrebbe voluto-potuto aiutarlo, il fratello Théodorus detto Théo (che ora gli riposa accanto nel piccolo cimitero di Auvers, in Francia, a dividerli l'edera del giardino del dottor Gachet) sarebbe morto, solo pochi mesi dopo Vincent, nel gennaio 1891. La fortuna sarebbe comunque presto arrivata anche grazie al contributo di critici come Henk Bremmer (1871-1956): merito suo se, ad esempio, Helene Kröller-Müller si sarebbe avvicinata all'arte di Vincent, fondando quel Kröller-Müller Museum di Otterlo che oggi può contare sulla seconda collezione di opere dell'artista (la prima è quella del Van Gogh Museum di Amsterdam). Mentre Simon Schama nel suo saggio The Power of Art (2006) menziona un ampio numero di artisti «debitori» di van Gogh, da Willem de Kooning a Howard Hodgkin, a Jackson Pollock.

L'attualità di van Gogh

A rendere concreta l'attualità di van Gogh sono però i numeri. Nel 2018 erano stati 446.218 i visitatori che avevano affollato la Basilica palladiana di Vicenza per la mostra Van Gogh tra il grano e il cielo. Un record già pronto per essere battuto da un'altra esposizione, curata sempre da Marco Goldin con la sua Linea d'ombra: Van Gogh. I colori della vita in programma dal 10 ottobre all'11 aprile 2021 a Padova, al Centro San Gaetano. Solo nel 2020 Van Gogh sarà poi (come protagonista assoluto o come «guest star») in mostre in programma alla Kunsthal di Rotterdam, all'Art Museum di Saint Louis, all'Albertina di Vienna, al National Museum of Western Art di Tokyo, al Detroit Institute of Arts, al National Museum of Art Osaka, al Didrichsen Museum di Helsinki, al Museum of Art di Santa Barbara, alla National Gallery of Australia di Canberra. Senza parlare del successo senza fine del Van Gogh Museum di Amsterdam: più di 2,1 milioni di visitatori da 108 nazioni, un milione di follower su Instagram, una mostra in corso (In the picture, fino al 24 maggio) che, partendo dall'Autoritratto con l'orecchio bendato (1889), fa il punto sulla «rappresentazione del sé» in coetanei di van Gogh come Munch e Millais; un'altra appena chiusa (360 mila passaggi) che ha puntato sulla «rappresentazione della natura», mettendola a confronto con quella di un altro maestro (moderno) come David Hockney che da van Gogh è stato profondamente ispirato: «Ciò che la gente ama dei suoi dipinti — aveva detto in occasione dell'inaugurazione — è che tutti i segni del pennello sono visibili e puoi vedere come sono dipinti». Che sia proprio questo il segreto della modernità senza tempo di Vincent van Gogh? Quella modernità che, prima di Schnabel, aveva conquistato Resnais, Minnelli (nel suo Lust for Life del 1956 van Gogh era Kirk Douglas e Gauguin Anthony Quinn), Altman e Kurosawa e che era finita in una puntata della serie tv cult Doctor Who. La modernità di una pittura vera, che non si nasconde e che non passa mai di moda. Come la vita.

I volumi introdotti da Philippe Daverio: il primo è in regalo

È l'olandese Vincent van Gogh (1853 — 1890), «artista intellettuale, contorto e sofferto» ad aprire la galleria di libri illustrati dedicati ai grandi maestri. Con il titolo I capolavori dell'arte andrà in edicola da martedì 10 con il «Corriere della Sera» (e dalla settimana successiva anche con «La Gazzetta dello Sport») una collana che raccoglie 40 monografie di grandi maestri dell'arte (qui a destra il piano dell'opera con i primi 20 titoli), introdotte da Philippe Daverio. La prima uscita, Van Gogh. Girasoli sarà in regalo in esclusiva per chi acquista il «Corriere» solo il primo giorno di uscita, cioè martedì 10 (i titoli a seguire saranno in edicola ogni martedì al costo di e 7,90 più il prezzo del quotidiano o della «Gazzetta»). Le monografie sono pensate per essere chiare e di facile consultazione: partendo dall'analisi di un capolavoro, ogni volume ripercorre la vita dell'artista attraverso le sue opere più significative e offre una panoramica sui suoi contemporanei. Ogni volume è arricchito da una sezione antologica, con testi degli artisti e contributi dei più importanti scrittori, pittori e storici dell'arte, come Giulio Carlo Argan ed Ernst Gombrich, Roberto Longhi e Carlo Levi, Lionello Venturi e Bernard Berenson. Nel primo volume saranno i celebri Girasoli (1888) ad aprire la serie, tela che — scrive Daverio — «riflette l'universo emotivo del pittore», nella sua assenza di chiaroscuri e di ombre. Non a caso la pittura per Vincent «sarà la sua salvezza, la sua condanna, la sua follia». Tra le prossime uscite: Caravaggio. Canestra di frutta (17 marzo); Botticelli. Nascita di Venere (24 marzo), Giotto. Compianto su Cristo morto(31 marzo). (j. ch.)

6 marzo 2020 (modifica il 6 marzo 2020 | 07:53)

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