среда, 4 марта 2020 г.

Terapia anti panico 8, imparare a vivere e lavorare in digitale (per un po’)

Meno male che c'è Internet. Anche adesso. Soprattutto adesso. Se la scuola continua anche nelle regioni bloccate dal virus è perché già c'erano piattaforme digitali in grado di ricreare delle classi, dove ognuno sta in casa propria. Qualche giorno fa un giudice a Cremona ha tenuto un'udienza con gli avvocati collegati su Skype da Catania, Napoli e Pescara: ha fatto scalpore ma mica era la prima. E' dal 2004 che quel tribunale ha  investito nella dematerializzazione degli atti processuali; e dal 2014, mentre gli altri tribunali sprofondavano nelle scartoffie, svolge regolarmente udienze via web: forse è la volta buona che una eccezione diventi un metodo.

E' il grande momento dello smart working, il lavoro da dove ti pare, prima considerato il paradiso dei fannulloni ed ora diventato la frontiera per portare avanti progetti senza rischiare il contagio. Nelle aziende private dilaga, "state a casa che è meglio" è il messaggio; la pubblica amministrazione è più ostica: per legge da qualche anno lo smart working deve riguardare il 10 per cento dei dipendenti pubblici, la proposta dell'attuale ministro di portare quel limite al 20 per cento è stata accantonata e così anche la richiesta di mettere sanzioni o incentivi per chi non si adegua.

E così lo fanno in pochissimi, guidati dalla regione Emilia Romagna e dalla provincia di Trento che condividono in rete strumenti e buona pratiche per tutti gli altri. Intanto Microsoft e Google hanno deciso di aprire gratuitamente in tutto il mondo le loro piattaforme per il lavoro agile fino a quando ci sarà l'emergenza. Che bello, possiamo vederci e sentirci senza toccarci. Ma diciamolo, non è la stessa cosa.

L'altro giorno ho partecipato ad un seminario internazionale che avrebbe dovuto svolgersi a Milano: tutti gli ospiti erano collegati in hangout, uno strumento di Google: c'era uno che non sentiva, uno che non vedeva, uno che doveva badare ai bimbi, uno che si faceva il caffè. E sì, insomma, le idee hanno circolato. Qualcosa è stato ottenuto. Ma vedersi, toccarsi, è un'altra cosa. Quando tutto questo sarà finito, saremo un po' più digitali finalmente, avremo imparato a usare strumenti che abbiamo snobbato, avremo forse cambiato procedure rendendole più efficienti, ma avremo riscoperto il valore  di quello che ci sta davvero mancando: i contatti umani.
 

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