пятница, 6 марта 2020 г.

La carica dei nipoti«Sono sei, li adoroma la giornata ora è un incubo»

A sentire parlare di coronavirus «mi viene la depressione, ma forse mi viene di più a pensare che le scuole resteranno chiuse un'altra settimana. Io con tutti e sei i nipoti in casa, dai 14 anni a pochi mesi, mica lo so se resisto. È una faticaccia, qualcuno lo comprende?». Scuote la testa Roberto Borrelli, nonno sprint di 70 anni. Ha tre figlie, ognuna con due bambini. Anche in tempi normali la gestione dei pomeriggi della prole ricade sulle sue spalle, visto che i genitori lavorano tutti. Ma da due settimane «è la giornata intera ad essere un incubo. Il nostro piccolo trilocale è zeppo di bambini a tutte le ore», strabuzza gli occhi il nonno.

Lui e la moglie sono una risorsa indispensabile: «Nella vita normale è scontato che ci rimbocchiamo le maniche in modo energico. Insomma fino a ieri ci sentivamo aitanti, settantenni giovani e in gamba, capaci di prendersi cura della loro salute. Invece, adesso, d'improvviso le autorità sanitarie ci trattano come anziani cagionevoli e ci dicono che se abbiamo più di 65 anni dobbiamo stare rintanati in casa, isolati da tutti, per non ammalarci. Io sono un po' disorientato».

Lui si muove nel pieno rispetto dell'emergenza: «Sono molto prudente, a maggior ragione quando ci sono i bambini. Faccio lavare le mani cento volte e cerco di tenerli il più possibile al chiuso. Ma dopo ore, davvero, la casa esplode». Ieri, a metà pomeriggio, con la moglie è arrivato fino al parco, in largo Marinai d'Italia. Avevano al seguito la carrozzina e due passeggini. Persino il nipote di 14 anni doveva condurne uno. Le figlie — rispettivamente imprenditrice, estetista e impiegata — sanno che sui nonni possono sempre contare: anche in tempi normali, figuriamoci adesso.

Scherza ancora il nonno (o protesta?): «Quando suona il telefono tremo. Di solito è qualche figlia che inizia così: "Papà, senti, hai da fare, oppure no?". Domanda sospetta. Magari stavo pensando di andare al bar, un miracolo, e invece… Scattiamo sempre sull'attenti. Siamo orgogliosi perché ci sentiamo utili, ma forse anche presi dall'ansia da prestazione. La mia generazione non si riposa mai». A fine intervista, comunque, Roberto Borrelli si fa serio: «Lo scriva che le mie figlie e i miei nipoti li adoro da impazzire… e anche mia moglie». Poi, sottovoce: «Altrimenti domani, se si arrabbiano, potrebbe andare anche peggio di oggi».

5 marzo 2020 | 14:36

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