пятница, 6 марта 2020 г.

Coronavirus, il libro del Corriere che risponde alle domande dei cittadini

«Cinquanta domande sul coronavirus, gli esperti rispondono» nasce prima di tutto da un dibattito al Corriere della Sera: in un'epoca di informazione 24 ore su 24, in cui il Covid-19 ci viene raccontato in tempo reale con notizie di cronaca, decisioni delle autorità politiche e pareri degli scienziati, un volume può aggiungere qualcosa di utile per i lettori o rischia di nascere già vecchio? Siamo arrivati a una conclusione: proprio nell'era del bombardamento mediatico può essere d'aiuto avere punti fermi. In un manuale di pronta consultazione. Non c'è la pretesa di fornire risposte inedite, ma c'è l'ambizione di farcele dare da autorevoli esperti per tracciare un quadro completo del fenomeno. Le sezioni del volume sono sette, ognuna per uno dei principali temi.

1. I mezzi pubblici sono pericolosi?

Michele A. Riva, esperto di prevenzione e storico della Medicina all'Università Milano-Bicocca, parlandoci di prevenzione, spiega come le nostre azioni di tutti i giorni siano importanti per proteggere noi stessi ed evitare di contagiare gli altri: «In una grande città metropolitana, il tasso di trasmissione del virus è fino a sei volte maggiore tra coloro che utilizzano i mezzi pubblici. Meglio viaggiare al di fuori degli orari di punta».

2. Perché tra tutti quelli che contraggono il virus alcuni restano asintomatici e altri possono addirittura morire?

Sergio Harari, direttore della Pneumologia e della Medicina interna dell'ospedale San Giuseppe di Milano, risponde a tutte le domande che abbiamo in testa sui sintomi del coronavirus: «Anziani, immunodepressi, portatori di malattie croniche cardio-vascolari o come il diabete hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia in forma severa. Ma si registrano casi di malattia anche grave in persone prima perfettamente sane, sportive, giovani. Le ragioni non sono ancora tutte note»

3. Chi guarisce può trasmettere il virus?

L'infettivologo Raffaele Bruno dal suo reparto al Policlinico San Matteo di Pavia, dove è ricoverato tra gli altri il «paziente 1», si sofferma sulle cure: «Si ipotizza che siano necessari due test negativi per considerare eradicata l'infezione virale, ma vista la complessità e il costo delle indagini virologiche, il doppio controllo del tampone va valutato attentamente. Sembra pertanto preferibile considerare il soggetto ancora potenzialmente infettante e prolungare l'isolamento per un totale di 14 giorni dal test positivo».

4. I bambini possono uscire e giocare all'aperto?

Gian Vincenzo Zuccotti, direttore del Dipartimento pediatrico dell'Ospedale dei Bambini V. Buzzi, si concentra sui bambini: «I bambini possono continuare a giocare all'aperto. È importante insegnare però che questo virus si trasmette con le goccioline di saliva, per cui ci si deve lavare frequentemente le mani».

5. Il blocco dei voli dalla Cina di fine gennaio è stata una misura utile?

Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e membro del Consiglio superiore di Sanità, ragiona su tutte le misure che stanno limitando le nostre attività quotidiane: «La chiusura dei voli dalla Cina di fine gennaio può aver ritardato di qualche giorno il diffondersi dell'epidemia, ma chi doveva tornare dalla Cina è tornato comunque attraverso altri scali senza essere stato sottoposto a ulteriori controlli. Sarebbe stato preferibile che si fosse creato un sistema di contenimento per chi arrivava da lì, come fatto in Francia, Germania, Inghilterra».

6. Come evolve il virus con il cambio delle temperature?

Oltre a illustrarci la specificità del virus Covid-19, Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Irccs Humanitas, risponde a una curiosità: «Per il virus della comune influenza la situazione migliora con il cambio di stagione, sia perché le persone non si ritrovano più in ambienti chiusi, sia perché la popolazione che è stata esposta al virus ha prodotto una risposta immunitaria. Credo tuttavia che nessuno possa prevedere con certezza che cosa accadrà con questo nuovo coronavirus»

7. Perché il coronavirus è nato proprio in Cina dove, nel 2002, si era diffusa la Sars?

Un po' di storia per concludere, affidata ancora a Michele A. Riva: «La provenienza geograficamente comune dei due virus è probabilmente legata al fatto che in alcune zone della Cina è più comune la promiscuità tra animali e uomini. Animali selvatici spesso vengono venduti in mercati sovraffollati, dove è più facile che si verifichi il salto di specie da animale a uomo». la convinzione? Solo la conoscenza può essere un antidoto alla paura.

6 marzo 2020 (modifica il 6 marzo 2020 | 14:46)

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