суббота, 29 февраля 2020 г.

Coronavirus, evitare strette di mano è davvero utile contro i contagi?

Niente strette di mano, baci, abbracci. In tempi di coronavirus è meglio salutarsi mantenendo una certa distanza. In Francia, dove i casi sono 57, il ministro della Salute Olivier Veran ha ammesso che l'epidemia è entrata in una nuova fase, ha raggiunto lo stadio 2: «Il virus circola sul nostro territorio e dobbiamo frenarne la diffusione». Ha quindi raccomandato di evitare le strette di mano, una misura importante al pari di lavarsi le mani e starnutire coprendosi bocca e naso con un gomito. Tra le misure precauzionali ci sarà la chiusura di molte scuole del dipartimento settentrionale dell'Oise che lunedì non riapriranno, ha riferito il ministro dell'Istruzione Jean-Michel Blanquer. Nell'Oise ci sono una ventina di contagi ed è morto un insegnante.

Carica virale scende

Gli esperti come valutano la raccomandazione del ministro francese della Salute che invita a evitare le strette di mano? «Il concetto non è sbagliato, ma è sempre consigliabile evitare allarmismi eccessivi per la popolazione — risponde Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Istituto Ortopedico Galeazzi —. Le mani sono senza dubbio una via indiretta di trasmissione del virus, anche a livello ospedaliero, di conseguenza è determinante la massima attenzione all'igiene, lavandole spesso con acqua sapone (o soluzioni alcoliche) ed cercando di non toccarsi occhi, bocca e naso. È però giusto sottolineare che da quando avviene l'emissione delle goccioline da parte del soggetto sintomatico, attraverso tosse o starnuti, c'è via via una riduzione della carica virale, già a partire dai primi minuti, che rende meno efficace l'infezione. In altri termini, perché un soggetto venga contagiato serve una carica virale adeguata, che può mancare quando passa del tempo tra l'emissione di saliva o muco e il contatto con un'altra persona (per esempio tramite le mani). Alcuni studi indicano che questo dipendere anche dalle condizioni ambientali: con temperature basse e umidità elevata il virus ha una resistenza maggiore».

Come l'antibiotico

Cosa significa «infezione non efficace»? «È una condizione che si verifica quando la carica virale presente su una superficie è bassa e quindi non in grado di attecchire in un altro organismo, dunque non può avvenire il contagio» spiega Pregliasco. Come valuta le misure prudenziali prese in Italia e la probabile estensione della chiusura delle scuole fino al 6 marzo? «Per fare un paragone, possiamo pensare a quando assumiamo una terapia antibiotica: perché sia efficace va portata avanti fino al termine indicato dal medico e non interrotta allo scemare dei sintomi, altrimenti il batterio non viene sconfitto e può ripresentarsi. Ci troviamo in una situazione simile: è giusto portare avanti le misure, anche in presenza di contagi che non crescono più in maniera esponenziale, perché dobbiamo centrare l'obiettivo di invertire la tendenza. È il momento di insistere sulle misure prese, di non mollare la presa». Sarà sufficiente un'altra settimana di chiusura di scuole e altre strutture pubbliche? «Lo spero» conclude l'esperto.

La situazione globale

Nel mondo i casi hanno superato quota 85mila e le vittime sono oltre 2.900: più di 2.830 in Cina, 2 a Hong Kong, 34 in Iran, 16 in Corea del Sud, 21 in Italia (quasi 900 i contagi), 9 in Giappone, 2 in Francia, un morto a Taiwan e uno nelle Filippine. L'Organizzazione mondiale della Sanità ha deciso di alzare l'allerta, portandola a «molto alta». Il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ammesso che l'aumento di casi nei Paesi colpiti è motivo di enorme preoccupazione e ha parlato di «potenziale pandemico» di Covid-19 (la malattia provocata dal nuovo coronavirus). A Ginevra, sede dell'Oms, è stato annullato il Salone dell'auto (5-15 marzo). I contagi in Germania continuano a crescere, così come in Francia. «Non abbiamo ancora evidenze che il virus si stia diffondendo liberamente nelle comunità. Fin quando la situazione è questa, abbiamo ancora una chance di contenerlo — ha spiegato il direttore generale dell'Oms —. La chiave per il contenimento è rompere la catena di trasmissione. Il nostro più grande nemico non è il virus, ma paura, voci e marchio della vergogna, mentre i nostri asset più grandi sono fatti, ragione e solidarietà».

Dalla Cina dati incoraggianti

Lo scenario diventa sempre più complesso perché ci sono i primi casi di contagi in Danimarca, Estonia, Lituania, Paesi Bassi, Nigeria. Tutti hanno legami con l'Italia: 24 contagi sono stati esportati dall'Italia in 14 Paesi, 97 dall'Iran in 11 Paesi. C'è anche l'Islanda nella mappa del contagio, con un ottantenne tornato dall'Italia. La Cina ha diffuso però dati incoraggianti su morti e casi aggiuntivi di contagio, al livello più basso da oltre un mese. La Corea del Sud ha registrato un nuovo picco di contagi, per un totale che supera i 2.300. Si aggrava anche il bilancio dell'epidemia in Iran, dove il Parlamento è chiuso dopo che l'infezione ha colpito diversi deputati e alti funzionari.

Le norme igieniche

Per prevenire i contagi è importante seguire le norme igieniche: lavare le mani o disinfettarle con una soluzione idroalcolica, minimizzare i contatti, come baci e strette di mano, e gli incontri in ambienti al chiuso con altre persone, evitare di toccarsi occhi, naso, bocca. Chi ha sintomi deve contattare il medico di medicina generale per capire quale sia la soluzione migliore. In generale il consiglio è di non andare al pronto soccorso, ma chiamare il numero di emergenza sanitaria 1500 o i numeri verdi regionali.

29 febbraio 2020 (modifica il 29 febbraio 2020 | 17:07)

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