воскресенье, 5 июля 2020 г.

Diodato a quota 2000: il mio tour segue la spina dorsale della mia vita

«Ho aspettato tanto questo momento». «Anche noi». «Abbiamo sentito la mancanza di tutto questo, vero?». «Sìììì». Dialogo spontaneo fra un artista e il suo pubblico. Diodato e mille persone che si sono arrampicate sui sentieri della Valle d'Aosta per arrivare qui nel pratone Champcombre a Saint-Barthélemy. Siamo a 1980 metri di altitudine, prati, abeti e il torrente, il disegno della montagna quando sei bambino. È partito da qui il tour del vincitore di Sanremo. E anche del David di Donatello. A pochi chilometri dal capoluogo che la carta d'identità indica come luogo di nascita. «Mamma è uno spirito libero e aveva voluto fare comunque le vacanze quell'anno. Domani (oggi ndr) cercherò l'ospedale, voglio tornare al luogo del mio primo respiro», racconta dal rifugio che fa da appoggio. Niente polenta e fontina. Bisogna stare leggeri.

Li ha chiamati «Concerti di un'altra estate». «È diversa dalle solite… Il tour, toccando anche altri luoghi suggestivi, segue la spina dorsale della mia vita: Aosta dove sono nato, Roma dove ho vissuto 17 anni, Taranto la mia città». Solo 1000 persone a data, di più non si può ancora, bandierine sul prato a segnare gli spazi distanziati, cachet ridotto per uno che quest'anno le ha azzeccate tutte. Non ha maledetto la sfortuna? «Era troppo grande quello che succedeva intorno. Mi sarei sentito un cretino a pensare a quello. Arrivavo da un viaggio 300 chilometri all'ora. Non che pensassi di essere arrivato su chissà quale pianeta, la gavetta è servita, ma la pandemia ha ridimensionato tutto».

Quasi due ore di musica fra i successi dell'ultimo album «Che vita meravigliosa», un paio di cover (De André e Queens of the Stone Age), e le prime canzoni («Babilonia», «Adesso») che lasciavano già vedere la penna ispirata. Parte con la liberatoria «Un'altra estate», nata in lockdown. «La prima fase mi è pesata tantissimo: mi bombardavo di tg, 4 ore al giorno. Poi ho ridotto a due notiziari e sono passato in cucina a tempo pieno. La musica è rientrata dopo. Un giorno ho aperto la finestra del mio appartamento milanese, ho sentito il silenzio, l'aria più leggera senza smog come quando ti svegli presto al mare e da lì è partita la canzone che racconta di un viaggio dell'animo di cui tutti sentiamo bisogno ora».

Chiacchiera molto fra un brano e l'altro: «C'è bisogno di parlare e raccontare sensazioni, condividere. La musica diventa un mezzo per stare fisicamente insieme». Gli verrebbe da abbracciare tutti, ma non si può. Bacio a distanza anche alla bimba che gli allunga un mazzo di fiori di campo. Si concede un paio di pezzi camminando sul prato. Il pubblico sente l'emozione della prima volta. Anche lui. Presenta uno a uno i membri della band e dello staff tecnico. «Sono professionisti e amici con cui condividi emozioni intense. Ho sentito la disperazione di molti per il futuro nero: i concerti sono l'ultima attività che ripartirà a pieno regime».

Il finale è con le due hit. «Vita meravigliosa» e «Fai rumore», che oltre a vincere il Festival è stata uno degli inni speranza dai balconi. «Quando ho visto quei video ho detto: questo è il motivo per cui esiste la musica, quando è qualcosa di legato all'esistenza delle persone. È stata l'emozione più forte che ho vissuto. Fatico a leggere i commenti su YouTube per l'emozione».

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4 luglio 2020 (modifica il 4 luglio 2020 | 20:18)

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Source: Corriere.it

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