La definizione di «pink tax» era apparsa qualche anno fa, più precisamente nel 2014, quando l'allora ministra per le Pari opportunità francese Pascale Boistard aveva twittato contro i rasoi rosa della catena di supermarket Monoprix, colpevoli di costare di più rispetto a quelli da uomo senza apparenti differenze nella composizione del prodotto (una confezione da donna da cinque rasoi costava 1,80 euro contro quella da uomo, che contiene dieci pezzi, in vendita a 1,72 euro). Nel 2015 il Dipartimento per gli affari dei consumatori di New York (Dca) ha condotto uno studio sull'oscillazione dei prezzi in base al genere, analizzando 800 prodotti venduti nella Grande Mela con la doppia versione maschile e femminile, facendo emergere che, nel 2015 a New York, i prodotti femminili costavano mediamente il 7% in più rispetto a quelli maschili.
Prezzi sproporzionati (e polemiche)
A trattare il fenomeno era stato anche il collettivo Georgette Sand (omaggio alla scrittrice femminista ottocentesca) che aveva creato la pagina Tumblr Woman Tax per raccogliere esempi al fine di documentare questa discriminazione. Nonostante la discussione avesse suscitato un notevole clamore in tutto il mondo, l'ultimo post sulla pagina Woman Tax risale a gennaio 2020, indice del fatto che il problema della «pink tax» non è stato risolto. Anzi, le differenze tra prodotti con la doppia versione (da uomo e da donna) sono ancora evidenti, in diversi settori: dall'igiene personale alla cosmesi, passando per l'abbigliamento e addirittura i giochi.
Deodoranti e prodotti per il viso più costosi per le donne
Quali sono quindi i prodotti che costano di più nella versione femminile? Da una ricerca condotta da Idealo risulta che, su diverse tipologie di merce (tra cui scarpe sportive, deodoranti, trattamenti viso e prodotti per la cura del corpo), quelli che variano maggiormente sono i deodoranti e i prodotti per il viso.
Analizzando il prezzo medio di cinque prodotti a campione nel periodo compreso da il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, è emerso che i deodoranti da donna costano il 51,1% in più rispetto al corrispettivo maschile, mentre i prodotti per il viso abbiano un rialzo del 57,2% rispetto al medesimo prodotto per l'uomo.
Scarpe sportive e cura del corpo: pagano di più gli uomini
La comparazione dei prezzi, però, mette in evidenza anche che le scarpe sportive (che comprendono scarpe da tennis, sneakers, scarpe da outdoor) e i prodotti per la cura del corpo abbiano un prezzo superiore per gli uomini, seppur con percentuali più contenute: +11,4% per le calzature e +39,6% per i prodotti legati al corpo maschile. Un caso singolare, che viene definito «blue tax».
Profumi e shampoo
Se si confrontano poi i prezzi dei profumi, si nota come quelli da donna abbiano un prezzo superiore del 27% rispetto a quelli da uomo (pari a +12,30 centesimi di euro al millilitro) in 20 casi su 27 dei totali analizzati.
Sono stati poi analizzati i prezzi di altre sei categorie (bagnoschiuma, creme depilatorie, cappotti, maglie, shampoo e balsamo e t-shirt), ed è emerso che shampoo e balsamo per uomo sono più cari (+65,4%) rispetto al corrispettivo femminile, così come le t-shirt (+33,6%).
I trucchi per risparmiare (occhio alle «fluttuazioni»)
I rincari quindi esistono anche nel senso opposto, ma non raggiungono mai i picchi dovuti alla «pink tax». Una cosa utile, secondo Antonio Pilello, responsabile comunicazione di Idealo Italia, per limitare il più possibile questa diversità – se per il momento non pare esserci una soluzione alla sua eliminazione – è studiare la fluttuazione dei prezzi, ossia la loro variazione nel corso del tempo. «Le donne, in particolare, devono prestare più attenzione poiché la fluttuazione media dei prodotti a loro dedicati è pari al 49,6%, mentre quella dei prodotti maschili è in media del 33% – conclude Pilello – Le fluttuazioni, quindi, possono annullare completamente gli effetti della «pink tax», permettendo alle consumatrici di risparmiare».
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