
La Lega di serie A prova a ripartire. Ma non è facile. L'ultima ipotesi allo studio è un altro colpo di teatro: far giocare le partite rinviate in questa giornata tormentata il prossimo week end. Ma non ci sono certezze. Se non che la Confindustria del pallone è spaccata in mille pezzi e nessuno, al suo interno, sembra rendersi conto di quanto sta succedendo al Paese.
L'emergenza coronavirus ha messo in ginocchio il calcio. Fibrillazioni e liti. Diffide e minacce. Una specie di inaccettabile (visto il momento) tutti contro tutti. Il consiglio di Lega, in conference call, è stato una specie di teatrino dell'assurdo, chiuso senza lo straccio di un accordo. La Lega ha fissato un'assemblea d'urgenza per mercoledì a mezzogiorno a casa di Malagò, nel Salone d'onore del Coni. Sarà l'ultima occasione per trovare un po' di pace e una soluzione condivisa. Il governo si sta spazientendo. La Federcalcio segue in silenzio, ma con attenzione, l'evolversi della situazione, sperando che i presidenti ragionino facendo sistema.
Domenica non è stato così. Per tutto il pomeriggio Dal Pino e De Siervo, presidente e amministratore delegato della serie A, hanno cercato di sistemare nell'affollato calendario Juventus-Inter, la partita della discordia. L'idea era di metterla in agenda giovedì prossimo, rinviando le due semifinali di Coppa Italia. Niente da fare. L'Inter non è d'accordo perché non ci sarebbero i tifosi nerazzurri. A Torino si può giocare a porte aperte perché sono cadute le restrizioni del governo, che però restano per gli abitanti delle tre regioni più colpite da virus, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Così, salvo ulteriori ripensamenti, sempre possibili visto il caos regnante, è stata presa in considerazione una proposta ancora più azzardata: ripartire dalla giornata del misfatto. Domenica si giocherebbero le partite rinviate in questo week end, compresa Samp-Verona, originariamente programmata per stasera e cancellata dal calendario proprio ieri, appena il governatore della Liguria, Toti, ha imposto le porte chiuse.
Samp-Verona, magari, si potrebbe giocare con il pubblico visto che per adesso la Liguria non è soggetta a restrizioni se non nella provincia di Savona. Mentre Milan-Genoa, Udinese-Fiorentina, Sassuolo-Brescia e Parma-Spal sarebbero senza tifosi perché il decreto del governo nelle regioni sotto assedio scade domenica prossima a mezzanotte. La Lega potrebbe essere costretta a piegarsi all'emergenza Nazionale. Altrimenti, il rischio è quello di chiudere bottega. Juve-Inter, invece, sarebbe posticipata a lunedì 9, con i tifosi, magari anche quelli lombardi, se nel frattempo il virus darà tregua alla Lombardia. Solo ipotesi, al momento, dentro il caos. Deciderà l'assemblea. La ventisettesima giornata, quella in programma la prossima settimana, slitterebbe totalmente al 13 maggio. La Coppa Italia resta com'è: Juve-Milan mercoledì si giocherà senza i tifosi di Lombardia, Veneto e Emilia, Napoli-Inter sarebbe invece a porte aperte.
Vedremo cosa succederà. Lo scenario può mutare. Si naviga pericolosamente a vista. Tra ripicche e accuse. Il Bologna ha fatto sapere di non voler giocare con la Juve senza tifosi, la Fiorentina ha chiesto il rimborso per l'allucinante viaggio a vuoto a Udine, il Brescia attraverso il presidente Cellino ha inviato una lettera di diffida alla Lega «riservandosi ogni più opportuna azione risarcitoria nei confronti dei soggetti autori di certe scelte». In via Rosellini, sede della Lega, nella deserta domenica milanese sono comparsi tre striscioni dei tifosi interisti che hanno evocato lo spettro di Calciopoli. Non siamo ancora caduti così in basso, ma la situazione è molto grave.
1 marzo 2020 (modifica il 1 marzo 2020 | 23:05)
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