пятница, 6 марта 2020 г.

F1, guerra dei motori. La Fia respinge l’attacco ma non cancella le ombre Ferrari, la paura di un’altra spy story

L'accordo segreto non sarà svelato perché così dice il regolamento. La Federazione chiude la porta al durissimo appello dei sette team guidati dalla Mercedes che chiedono di conoscere i dettagli del «patto» sui motori Ferrari e minacciano azioni legali.

La risposta è netta ma ambigua perché ammette i limiti d'intervento dell'ente regolatore contro un esercito di ingegneri abituati a muoversi nelle aree grigie di codici troppo complessi per essere totalmente controllabili: «le approfondite indagini hanno sollevato il sospetto che la power unit Ferrari potesse non operare nei limiti». Sospetti che la Scuderia ha sempre respinto. La Fia pur «non pienamente soddisfatta ha valutato che ulteriori azioni non avrebbero portato a una conclusione del caso per la complessità della materia e per l'impossibilità di fornire la prova inequivocabile della violazione».

L'«arbitro» ha visionato documenti, filmati, ha sequestrato pezzi della power unit e condotto ispezioni in fabbrica, dopo essere stato messo in guardia sulla presunta irregolarità sui consumi di benzina (pomparne di più significa avere più cavalli e una migliore affidabilità), ma non ha fischiato il rigore perché non è riuscito a trovare il fallo. Proseguire la caccia a oltranza avrebbe danneggiato il campionato, è la conclusione, e così si è arrivati all'«accordo» nel quale la Ferrari dovrà anche contribuire alla ricerca sui motori puliti. Una multa mascherata, dicono gli avversari.

Da questa vicenda ne escono male tutti: la Federazione, la Ferrari isolata e danneggiata nell'immagine, i «ribelli» che potevano protestare ufficialmente prima e invece non l'hanno fatto, preferendo le insinuazioni. Per sparare cannonate solo ora, nel finale della partita politica ed economica del 2021, convinti che la decisione della Fia nasconda una verità più profonda. Ma la domanda è inevitabile: perché Mercedes o Red Bull dovrebbero avere notizie utili a svelare ciò che i tecnici federali non sono riusciti a dimostrare? L'unica risposta possibile sono le informazioni in possesso di uno o più team esterni filtrate da chi costruisce ed elabora. Dalla Ferrari. Materiale così riservato da porre gli eventuali possessori in una posizione imbarazzante perché esporre queste prove significherebbe indirettamente ammettere di aver praticato spionaggio industriale. Se davvero è accaduto, a Maranello si troverebbero a fare i conti con una falla ampia e preoccupante della propria rete di informazioni. Chi ha tradito e perché? Istigato da chi e da quale contropartita? Nei prossimi mesi da questo filone si attendono novità. L'attacco diretto da Toto Wolff è continuato ieri: i sette hanno inviato alla Federazione domande specifiche, in forma privata, con una serie di contestazioni. La questione finirà sul tavolo al Consiglio Mondiale del Motorsport di oggi.

La speranza è che le acque si calmino in vista del Gp di Melbourne, una corsa già tormentata per la Ferrari, al netto delle caratteristiche tecniche. In questo momento una Rossa più debole serve a molti, in pista e fuori.

6 marzo 2020 (modifica il 6 marzo 2020 | 08:00)

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