Guarire dal Covid non è come guarire e basta. Lascia dentro un'eredità speciale perché la guarigione avviene in un contesto drammatico, straziante. E' avvenuta mentre tanti morivano e spesso erano parenti, amici, colleghi. Morivano oltretutto da soli. I sopravvissuti hanno visto, hanno ascoltato, hanno sperimentato e superato una prova storica. «Io sono uno di quelli. Ho contratto il virus pensando che fosse un'influenza i primi di marzo, una tragedia annunciata che mai avrei immaginato colpisse proprio me. Mi sono salvato senza sapere perché, mia madre invece una settimana dopo se ne è andata sapendo il motivo».
Esiti del lockdown
E' la prefazione di Piero Chiambretti al libro «Positivi, ritrovarsi dopo il disagio emotivo da pandemia», scritto dalla giornalista dell'Ansa Maria Emilia Bonaccorso e dallo psichiatra Massimo Cozza. Per la prima volta il conduttore ripercorre, con tristezza e rabbia, la sua esperienza interiore affrontata come paziente, come figlio che ha perduto l'affetto più caro e come persona che vuole ricostruirsi interiormente, ritrovando la «positività». Un termine che deve recuperare la connotazione «originaria, ottimistica e rincuorante» persa durante l'epidemia perché associata all'esito infausto del tampone. Ed è questo l'obiettivo del volume, arricchito dai contributi di Massimo Biondi e Maria Rita Parsi, edizioni Publiedit. Aiutare, non solo i guariti ma anche i milioni di italiani che hanno sofferto il lockdown e i suoi esiti pesanti «a ritrovarsi nei pensieri e nelle relazioni e sociali con gli altri».
Disturbi del sonno
E' un manuale di suggerimenti per riconoscere i segnali di allarme psicologico e cercare di riaccostarsi alla normalità. Gli autori hanno devoluto integralmente i loro diritti economici a favore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. I segnali dell'impatto emotivo della pandemia, sono disturbi del sonno, cambiamento dell'umore, disturbi alimentari e una serie di piccoli avvertimenti somatici ( mal di testa, difficoltà di concentrazione, mal di pancia, tachicardia, sudorazione eccessiva). «Può aiutare parlarne con le persone di cui ci fidiamo, sapere di poterci rivolgere a qualcuno rappresenta già di per se una pillola anti stress. Il passaggio successivo è rivolgersi al medico di famiglia poi, se necessario agli specialisti», è incoraggiante Cozza.
La casa come tana
Tra gli strascichi del Covid, la sindrome del sopravvissuto: subentra il convincimento di essere comunque colpevoli o di non aver fatto abbastanza per salvare chi non c'è più. Se si è riusciti a trovare un equilibrio di vita dentro casa durante il lockdown fino a scoprirla come un luogo protettivo, una specie di tana, può subentrare la cosiddetta sindrome della capanna. Non aver più voglia di uscire, tendere a una vera e propria regressione, avvertire paura e tristezza. Anche i bambini e gli adolescenti potrebbero esserne colpiti e in questo caso si parla di sindrome della piccola capanna. La reazione sono pianto e ribellioni ingiustificate.
Web e fatica
Eccesso di smart working, webinar e riunioni in remoto? Il rischio è stato quello di uscirne con la zoom fatigue, dove il termine fatica sintetizza in modo efficace una nuova condizione del nostro cervello impegnato nello sforzo di cogliere tutti gli «elementi utili per condurre felicemente in porto il confronto» con questo strumento di comunicazione, così impersonale e impegnativo non solo dal punto di vista tecnico.
Dietro la mascherina
Anche la mascherina ha introdotto dei cambiamenti psicologici, a volte migliorando il nostro modo di rapportarci visivamente col prossimo. Poter oscurare metà del volto è un vantaggio per i timidi che ne traggono coraggio in quanto nascondono il rossore dietro una barriera per loro rassicurante. Il Covid ha riaffermato il primato dello sguardo. «Prima eravamo più attenti al volto nel suo complesso, oggi ci focalizziamo sugli occhi come principale mezzo di comunicazione non verbale mantenendoci ad oltre un metro e mezzo di distanza. Quando tutto questo sarà finito avremo acquisito nuove capacità». Quella di concentrarsi sulla persona di fronte a noi senza sfuggire alla responsabilità di penetrare nel suo essere.
15 luglio 2020 (modifica il 15 luglio 2020 | 16:16)
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Source: Corriere.it
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