понедельник, 29 июня 2020 г.

Gatto morto per Lyssavirus ad Arezzo, gli esperti: «Caso rarissimo, non c’è pericolo»

Un caso eccezionale, rarissimo, che prevede una concatenazione di circostanze quasi impossibili da immaginare.

Così va letto il caso del gatto di Arezzo colpito dal Lyssavirus, a sua volta trasmessogli da un pipistrello, morto dopo aver morsicato la padrona e altre tre persone. I veterinari temono che adesso si diffonda un allarme ingiustificato nei confronti dei felini. Se la storia del micio toscano va menzionata è perché è la dimostrazione «dell'efficienza veterinaria, non bisogna avere paura. Noi siamo sentinelle epidemiologiche», tranquillizza Marco Melosi, presidente associazione nazionale medici veterinari.

Virus del Caucaso

Il felino domestico è stato infettato dal West Caucasian Bat Lyssavirus che non era mai stato visto al fuori di quelle zone. L'identificazione del virus è avvenuta tempestivamente, ad opera dell'istituto zooprofilattico delle Venezie, sede del centro di referenza nazionale per la rabbia, che ha ricevuto il campione di cervello da analizzare inviato dai colleghi dello zooprofilattico di Lazia e Toscana. L'episodio ha suscitato un certo effetto oltre che per la strana dinamica anche perché tra i «protagonisti» c'è un pipistrello, mammifero tanto utile all'ambiente quanto malvisto dal genere umano in quanto portatore di microrganismi pericolosi capaci di passare ad altre specie. Ma questo avviene appunto in circostanze davvero speciali. L'origine del Sars-CoV-2 è stata attribuita al pipistrello che ne sarebbe il serbatoio e lo ha passato ad un altra specie, e da qui all'uomo, ma in situazioni innaturali, non previste in natura, creati proprio dall'uomo (vedi mercato di animali vivi a Wuhan, dove potrebbe aver avuto origine il primo focolaio di nuovo coronavirus a dicembre 2019)

Cani in India e Cina

Canio Bonavoglia, ordinario di malattie infettive presso il dipartimento di medicina veterinaria università di Bari ci aiuta a inquadrare il caso del gatto aretino:«Il passaggio del virus dal pipistrello ad animali domestici è come fare sei al superenalotto». Nel mondo ogni anno muoiono di rabbia trasmessa soprattutto da cani circa 60mila persone, la maggior parte delle vittime in India, Cina e Paesi africani. In Italia la malattia «urbana» non c'è così come quella «silvestre», trasmessa da animali selvatici, soprattutto la volpe. Il virus è lo stesso. Poi c'è la rabbia del pipistrello, un mondo a parte. Per Bonavoglia la catena di trasmissione potrebbe essere ricostruita così: «Un esemplare colpito da Lyssavirus è caduto a terra, paralizzato dalla malattia. Il gatto si è avvicinato ed è stato morso, quindi ha contratto l'infezione».

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Vaccino per l'uomo

La rabbia è mortale per l'uomo se non si riesce a intervenire tempestivamente col vaccino che ha anche un'azione terapeutica. A prescindere da questa storia unica, Melosi incoraggia i proprietari a far visitare periodicamente i propri amici per valutare anche i rischi legati all'ambiente in cui vivono. L'Anmvi chiede inoltre a Ministero della Salute e Regione Toscana che i veterinari liberi professionisti siano «partecipi dei tavoli tecnici e degli interventi da mettere in atto. Noi siamo i primi interlocutori di prossimità per 14 milioni e mezzo di cittadini con cani e gatti».

29 giugno 2020 (modifica il 29 giugno 2020 | 16:39)

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Source: Corriere.it

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